Un giorno di sole e di foglie scintillanti ho dipinto un’esperienza apparentemente semplice, di ordine pratico, eppure piena di emozioni e di significato per me.

Un pomeriggio di luce leggera e gentile, ho usato il rosso e il giallo per raccontare la soddisfazione di essermi sistemato in un nuovo studio, un laboratorio tutto per me: finalmente potevo lasciare il locale che mi era stato messo a disposizione dai miei e così godere di uno spazio organizzato proprio per lavorare ai miei progetti.

Il tempo e lo spazio sono la stessa cosa, soprattutto quando si è dentro sé stessi, tanto rapiti dal gesto che si compie, da trovarsi fuori, lontanissimi da tutto e da tutti.

Un posto per ascoltarmi, per ascoltare, per lavorare, per sognare, per pensare… non è accessorio o indifferente, è tempo e spazio per dare forma ai colori, alle idee: è luogo interiore! Tutti i luoghi che abitiamo, non semplicemente attraversiamo, lo sono. Ecco perché oltre al rosso e al giallo, ho usato anche il verde, e l’arancio e molti altri colori. Ho usato anche il nero.

Sono scure la paura e l’incertezza, che accompagnano ogni cambiamento, come è scura e lunga l’ombra che ci portiamo cucita addosso. Sembra un gioco del sole, invece è segno di un’ineliminabile umana ambivalenza.

Alle pareti del locale dove ho cominciato a dipingere, ho lasciato attaccata la mia gratitudine. Ho portato con me il profumo della mia storia, della mia famiglia. Ho preso le speranze, le nuove idee, i progetti e, uno ad uno, li ho messi in fila nel mio nuovo spazio.

Traslocare è modificare l’anima -e i suoi colori.


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